Viene spesso tirata il ballo la questione di carità cristiana nei confronti di situazioni in cui si potrebbe mettere in difficoltà il credo di milioni di persone con quella che sembra essere un bivio obbligato: con chi mi dovrei schierare?
Sembrerebbe molto semplice dividere la comunità davanti a una situazione come quella della guerra tra Russia e Ucraina, ma in realtà basterebbe una sincera lettura del vangelo per accorgersi che nostro Signore non aveva il minimo dubbio su come un cristiano avrebbe dovuto scegliere la via della pace.
Ascensione di Cristo Benvenuto Tisi da Garofalo 1510 |
Pensate forse che in paradiso sarete chiamati italiani, ucraini, americani o russi? Quasi sicuramente non saremo nemmeno maschi o femmine... ops! Sorpreso?
Non dovresti esserlo perché un puro spirito è un puro spirito e non ha bisogno di queste suddivisioni totalmente materiali che hanno senso solo qui. Il corpo ci sarà ma nessuno sa in che senso e in che modo.
Ma torniamo a noi. Che lezione traiamo dal vangelo per la situazione odierna?
La lezione è che se decidiamo di sottostare alle categorie del mondo allora dobbiamo essere pronti anche alle conseguenze, mentre il cristiano che vive pienamente il messaggio evangelico non si preoccupa dell'organizzazione della società se no di quel che serve per perseguire la carità e l'aiuto del prossimo.
Non dovrebbe importarci se siamo Lombardi o Veneti, Romani o Catanesi, Italiani o Europei, Euroasiatici o Asiatici ma dovremmo attivarci sempre affinché la società sia di aiuto alla missione cristiana.
Che poi ci sia l'euro o lo yen sono solo "dettagli organizzativi" di un mondo destinato comunque a finire.
Ecco che quindi gli ebrei degli anni di Cristo (che erano di fatto occupati dai Romani come potrebbero essere gli ucraini se perdono la guerra) tramite i farisei gli chiedono se fosse lecito o no pagare il tributo a Cesare ed egli da la risposta che è il fulcro di tutto questo dibattito:
«Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Allora disse ai farisei: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio»
Cioè se vi fa comodo far parte della società in cui siete immersi usandone ad esempio il denaro allora quel denaro se vi viene chiesto indietro rendetelo.Allo stesso modo a un ucraino (ma anche a un italiano, uno svizzero, un tedesco, etc) che chiedesse se fosse lecito o no essere cittadini di un nuovo stato: dagli ciò che è loro e continua a ridare a Dio ciò che è di Dio.
E quindi no non vale mai la pena di morire per difendere qualcosa che in realtà non si possiede; meglio pensare alla pace e ad accettare i fatti del mondo per quello che sono. Comunque passeggeri.
Se ci pensate anche in questa situazione il mondo mostra la sua ipocrisia parlando di autodeterminazione quando in moltissimi altri casi l'autodeterminazione non viene accettata. Si scrive di libertà quando la libertà è un concetto fluido e interpretato alla bisogna. Si parla di democrazia in alcuni paesi e in altri no come se si dimenticasse cos'era in Grecia la vera democrazia (non certo delegata come la nostra).
Bisogna smettere di cercare le cose del mondo ma tornare a cercare la salvezza in Cristo la cui via è la carità e non le guerre di indipendenza nazionale né tanto meno ovviamente quelle di conquista.
Tutto quello che scrivo si riferisce a stati e comunità e non al singolo che purtroppo si trova immerso nel suo mondo e spesso non ha scelta. Non fare niente in caso di guerra significa disertare e disertare significa morire. Ai governanti bisogna intimidire di adoperarsi sempre per la pace e non rispondere alle armi con la violenza sapendo che non si otterrà un bel niente di buono.
Ognuno poi faccia i conti con la propria coscienza perché solo a lei bisognerà rispondere al giudizio.
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