Dopo molti anni passati sui social ho preso la decisione di disinstallare Facebook, Instagram e LinkedIn lasciando attivi gli account (e usando Facebook solo quando ad esempio cercando informazioni su un’azienda vengo rimandato giocoforza alla loro pagina Facebook visto che in moltissimi hanno fatto l’errore di non creare più una propria pagina web).
La cosa che mi frenava e che sembrava confermata dalle poche cappatine su Facebook è che, per me che vivo lontano da dove sono cresciuto, non sarei più stato informato su cosa succedeva ai miei conoscenti. Sbagliato! Entrando su Facebook una mattina ho scoperto essere morta la nonna di una persona con una settimana di ritardo ma se io fossi stato importante per quella persona me l’avrebbe detto e comunque l’avrei saputo. Se non me l’ha detto quella miriade di commenti di condoglianze sono finti come finti i sentimenti di chi pensa di essere commosso: sarebbe un sentimento che dura più del tempo di un commento di 10 secondi di circostanza o di una faccina con la lacrima.
I social per tenerci sulle loro applicazioni così che guardiamo la pubblicità e generiamo introiti ci hanno inculcato questa idea che ci sarebbero dei sentimenti da scambiare ma se è vero che i sentimenti esistono non è vero che sui social li scambiamo con sincerità. È una fiera dell’ipocrisia! Ipocrita chi scambia emozioni pensando che davvero sarà aiutato da commenti di gente spesso semi sconosciuta ed è ipocrita chi li lascia soprattutto quando arrivano dalle solite persone che sembrano presenti solo perché non hanno di meglio da fare che piazzarsi tutto il giorno davanti a uno schermo!
Bisogna capire che a differenza di lettera, telefono o videochiamate i social non sono un mezzo di COMUNICAZIONE ma di condivisione di contenuti che non hanno niente né di diretto né di sincero proprio perché per tenerci con il naso incollato viene favorito chi è sorprendente, magari falso, ma che fa fare il wow spingendoci ad evadere il più possibile dalla vita reale passando il tempo a guardare il più del tempo la falsa vita di altri che condividono solo quello che pensano gli porterà approvazione non certo critiche.
E questa macchina si autoalimenta continuamente perché fa le a sui nostri sentimenti più intimi e forti sfruttandoli a scopri di tracciatura e pubblicità a discapito di siti internet e blog più autentici che però se non sono sui social non sembrano essere niente: qui potremo scrivere molte cose non condivisibili ma non c’è il like e ogni blogger scrive quello che pensa. Sarà il lettore a fare sintesi, farsi un’idea e trarre le conclusioni che cercava.
Per i social vale quello che dicono gli anziani: la gente racconta le vittorie, non viene certo a dirti le sconfitte!
Banda di depressi, ipocriti e ingordi… ops no, si definiscono “influencer” :)
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